Arrivati stanchi del lungo viaggio, ma felici di essere finalmente a Santiago, sbrighiamo le formalità doganali ricevendo sul passaporto l’agognato “sello” (timbro di ingresso nel Paese). Usciti dall’aeroporto, prendiamo il pullman che ci avrebbe portato al nostro ostello il Plaza de Armas hostel; il biglietto costa 1700 pesos cileni per persona (1 euro=750 pesos cileni), e ci lascia alla fermata della metro pajaritos (trad. passerotti) distante una decina di fermate dalla nostra destinazione.
L’ostello, un palazzone che affaccia completamente sulla Plaza de Armas, risulta singolare non solo per le dimensioni ma anche per la presenza di un portiere e di una guardia armata che, gentilmente, aprono la porta a tutti coloro che entrano nell’edificio. Anche gli ascensori risultano molto singolari, non tanto per il loro design, molto vintage, ma anche per la presenza costante, 24 ore su 24, di un addetto alla pulsantiera, ovvero di una persona che preme il piano al posto tuo. Facendo conoscenza con uno di questi ascensoristi, che ancora lavora alla modica età di 74 anni! scopriamo che questo lavoro prevede turni di 8 ore giornaliere durante le quali, questi poveretti, salgono e scendono in continuazione rimanendo seduti su una sedia alta. La reception dell’ostello è situata al 6 piano e all’ingresso un gatto bianco ci accoglie mentre i ragazzi registrano la nostra presenza ed i nostri passaporti.
La camera, costa 15 euro a persona con colazione inclusa (pane, burro, marmellata e caffe/the a volontà). Purtroppo, il check in non può avvenire prima delle 14 per cui, nonostante la stanchezza e la voglia di una sana doccia, lasciamo lo zaino nel locker dell’ostello e ci avviamo per iniziare a visitare la città. Decidiamo quindi di visitare immediatamente la cattedrale di Santiago la cui facciata monumentale si trova proprio sulla plaza de armas. Costruita tra il 1748 ed i 1800 la cattedrale, in stile neoclassico, seppur gradevole dal punto di vista architettonico, non presente alcun elemento particolare di spicco se non la presenza di una cripta, ai piedi dell’altare, in cui risultano sepolti tutti i vescovi che avevano officiato messa all’interno della cattedrale.
Terminata la visita, ci dirigiamo verso il Museo di arte precolombiana situato sempre nelle immediate vicinanze della piazza. Il museo, il cui ingresso ci costa 4.500 pesos (circa 6 euro) consta di tre livelli che espongono, con un discreto stile museografico, vestigia dell’epoca precolombiana. Troviamo molti vasellami dalla forme antropomorfe, una grande stele Maya e spatole in legno che usavano gli antichi sciamani per provocare il vomito prima di ingerire sostanze pscitropiche.
Uscito dal museo percorriamo la strada che ci porta all’attuale palazzo presidenziale, dove un discreto numero di guardie sorveglia l’ingresso. Questo palazzo fu duramente bombardato durante il colpo di stato del generale Pinochet per poi essere ricostruito in seguito. In piazza inoltre, una statua del destituito Salvador Allende, ci ricorda il valore delle democrazia e le barbarie commesse del dittatore cileno. Plaza de la Ciudadania, fa da cornice al palazzo ed al centro culturale detto La moneda, che al momento proponeva, non prevedendo alcun biglietto d’ingresso, una mostra sul design e su Andy Warhol.
Decidiamo poi di seguire le indicazione della mia inseparabile guida della Lonely Planet e di pranzare al mercato centrale coperto del pesce, distante poche centinaia di metri dalla Plaza de Armas, che oltre a prevedere i soliti banchi del pesce, presenta dei discreti ristoranti nella parte centrale dello stesso mercato. I camerieri, inoltre, ci assalgono per convincerci a pranzare presso i loro ristoranti, scatenando una vera e propria gara per accaparrarci in qualità di clienti. Alla fine decidiamo, come faccio sempre, la gente del posto e di pranzare dove vanno loro. Ci sediamo, pertanto, in un piccolissimo ristorante che, nonostante le scarse apparenze, ci cucina un ottimo pranzo a base di pesce. Il menu consiste in una buonissima zuppa di pesce, seguita da una fetta di tonno bianco, con contorno di riso, insalata e pomodori. Inutile sottolineare l’economicità del pranzo, costataci in totale per due persone ben 12.000 pesos cileni (16 euro).
Torniamo finalmente in ostello per sistemare i nostri bagagli e riposare un poco dopo una sana e rilassante doccia. La camera, situato due piani più in basso ovvero al quarto piano, risulta enorme per le dimensioni, seppur datata visto anche l’arredamento con un’antica macchina da scrivere che ci accoglie all’ingresso della stessa camera. Dopo un discreto riposo decidiamo di scendere e di andare a visitare la casa di Pablo Neruda detta La Chascona, ovvero la spettinata dal nomignolo dato dal poeta alla sua ultima ed amata moglie. La casa si trova nel quartiere Bellavista, vivissimo dal punto di vista della vita serale e notturna. La casa, il cui ingresso ci costa 7.000 pesos cileno (9,35 euro) risulta costruita per volere del poeta su tre livelli e risulta molto singolare e particolare sia dal punto di vista funzionale che degli oggetti raccolti durante i suoi numerosissimi viaggi dal poeta. Purtroppo, non risulta possibile fotografare gli interni delle casa ma ci viene concesso solo di fotografare il giardino e le parti esterne alla casa. Terminata la visita, decidiamo di dirigerci a piedi verso l’ostello per prepararci per la cena.
Decidiamo di cenare al Peumayen, un bellissimo ed elegante ristorante che ci concede una indimenticabile esperienza gastronomica cilena, ritornata alle origini ed alle radici culinarie delle popolazioni indigene cilena. Il menu, servito su lastre di pietra, prevede lama, lingua di agnello, ghiandole, animelle, cavallo e salmone. Inutile dirvi che le pietanze risultano del tutto inusuali e l’esperienza gastronimica vede il suo coronamento con un’ottima bottiglia di vino cileno (eccellente) e una degustazione finale di dolci. Purtroppo alla fine ci viene servito anche l’amaro della casa ovvero il conto che, nonostante la particolarità dei piatti, la mancia alla cameriera colombiana con cui facciamo amicizia, la bottiglia di vino non ci costa moltissimo attestandosi sui 51.000 pesos (ovvero 68 euro in due).
Dopo cena decidiamo quindi di tornare a piedi in ostello incontrando lungo la strada di questo quartiere festaiolo un notevole numero di persone che, nonostante il freddo, cenavano, bevevano tranquillamente sui tavolini posizionato lungo la strada! Se penso che a Salerno durante l’estate risulta difficile trovare un posto con tavolini fuori e che durante l’inverno mai e poi mai alcuna ragazza si siederebbe al freddo all’esterno il quadro mi risulta molto strano e particolare! Una volta tornati a piedi in ostello posso dire con assoluta certezza che è stata una giornata bellissima, stancante ma molto proficua!
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