La giornata inizia, dopo una ricca colazione (pane, burro e marmellata oltre all’immancabile caffè), con la visita alla chiesa di San Francisco, il più antico edificio coloniale di Santiago. La chiesa, non presenta tuttavia elementi di pregio se non la statua della Virgen del Soccorro che Pedro de Valdivia, fondatore della città, utilizzò nella sua missione di conquista. L’annesso museo di arte coloniale, il cui ingresso si trova nelle immediate vicinanze del campanile crollato più volte nei secoli per colpa dei vari terremoti, non presenta alcuna particolarità se non il premio Nobel vinto dalla poetessa cilena Gabriella Mistral negli anni 50 per la letteratura.
In seguito, ci rechiamo in via Londes, 38 ex centro di detenzione politico utilizzato dalla polizia segreta di Pinochet (la DINA) per detenere, interrogare e far sparire nel nulla (desaparecidos) gli avversari ed i militanti politici non graditi. L’ingresso della casa è caratterizzato dalla presenza di un pavimento con piastrelle bianche e nere poste a scacchiere; ciò la rese tristemente nota come la scacchiera visto che chi entrava nella casa bendato riusciva, guardando con fatica in basso al di sotto della bendatura, a scorgere il pavimento rendendosi in tal modo conto di dove si trovasse. Ovviamente la visita risulta molto toccante e suggestiva, vista anche la passione profusa dalla guida nel parlarcene e nella visita stessa.
Usciti da Londes 38, ci dirigiamo verso il Cerro San Cristobal, dalla cui cumbre (cima) è possibile godere del migliore panorama. Per arrivarci, purtroppo, ci facciamo circa un’ora e mezza di fila per poter salire a bordo della funicolare che ci avrebbe portato in cima. Il parco, grande ben 722 ettari, presenta al suo interno una gigantesca statua della Madonna sotto la quale si recano molte persone a pregare e a ringraziare la Vergine per grazie ricevute. Inoltre, all’interno vi si trova un giardino botanico, uno zoo, il giardino giapponese e due piscine pubbliche. Percorriamo il parco in lungo e largo camminando vari chilometri e ritornando alla cumbre grazie all’ovovia, uguale a quella presente sulle piste da sci. Vista la lunghissima fila per scendere (di nuovo!) decidiamo di ritornare a piedi percorrendo i sentieri che si snodano attraverso i fianchi della montagna.
La sera decidiamo di andare a cenare al ristorante El Hueso Enrique, un ristorante attivo da circa 60 anni al cui interno si possono ammirare ballerini esibirsi nella cueca, la danza tradizionale cilena. Al ristorante, in attesa del ballo, ordiniamo due piatti tipici: il pastel de choclo (un pasticcio al forno di mais, formaggio e carne) e delle costatelle di maiale al forno. Entrambi i piatti sono ottimi e la carne risulta talmente tenera e buona che la si potrebbe tagliare con un cucchiaino. La conferma di non trovarci in un posto turistico viene confermata in quanto uniche due persone straniere essendo in locale frequentato solo da cileni e persone del posto.
Nella cueca l’uomo e la donna si corteggiano tramite lo sventagliamento di un fazzoletto, variamente disegnato e colorato, eseguendo specifici passi di danza.
Cerchiamo di rientrare con la metropolitana, ma la troviamo chiusa già dalle 23:30 (sabato sera!). Dietro consiglio di una persona del posto prendiamo un taxi per poter tornare in ostello, godendoci le vie di Santiago illuminate a notte.
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