Saranno stati i bagordi ieri alla pena saltena, ma svegliarsi stamattina è stato ancora più duro del solito. Con un pulmino ci dirigiamo verso la Quebrada de Humahuaca, distante circa 120 km. da Salta. Siccome ci vogliono circa 4 ore e mezzo per arrivare al paesino di Humuhuaca, da cui prende il nome la Quebrada (trad: burrone o spaccatura), ci fermiamo lungo il tragitto per visitare il paesino andino di Purmamarca, con la sua montagna dai sette colori, ed in seguito Tilcara con la vasta presenza di contadini che conservano uno stile di vita vecchio di secoli! Arriviamo quindi alla montagna dei sette colori, i cui colori stagliano nell’azzurro splendente del cielo!
A Tilcara, una visita veloce ci fa scoprire prima la locale chiesa (foto proibite per cui riesco a fotografare solo l’esterno) per poi condurci nei mercatini locali (in cui troviamo anche un ottimo LIMONCHELLO!).
Vicino Tilcara si trovano le rovine di Pucara, fortezza precolombiana, posizionata sull’alto della montagna dalla cui posizione domina la vallata. Il panorama è molto bello ed è caratterizzato dai moltissimi cactus cardon con il cui legno, gli indigeni locali, hanno costruito moltissimi manufatti. Il legno di cactus si ottiene quando la pianta muore e la si lascia seccare in maniera naturale! Qui, l’unica cosa letteralmente ridicola è il monumento agli archeologi costruito negli anni ’50 del ‘900 a forma tronco-piramidale (non vi è mai stata alcuna costruzione con tale forma in zona!). Quello che ricorderò, però, per sempre, sarà l’essermi trovato davanti un cactus enorme avente più di 600 anni (i cactus crescono al ritmo di 1 cm. l’anno).
Finalmente, arriviamo ad Humahuaca, dove la guida locale (ruolo svolto solo dagli autoctoni locali per aiutare e promuovere lo sviluppo economico della zona) ci mostra la piazza centrale denominata Plaza Gomèz. Qui si affacciano sia la chiesa della Candelaria che il palazzo del Cabildo caratterizzato e famoso per la torre dell’orologio. Ogni giorno, alle ore 12, dalla torre esce la statua a grandezza naturale di San Francesco Solano, che impartisce benedizioni ai presenti. Una lunga scalinata, sempre dalla piazza, sale al Monumento de la Independencia, il cui gusto è sicuramente discutibile (artisticamente parlando, non mi è piaciuto molto).
La guida inoltre, ci racconta del carnevale locale, che inizia il sabato 50 giorni prima di Pasqua. Ci racconta che in ogni paese della Quebrada, viene riesumata, dal luogo in cui era stata sepolta l’anno prima, l’effigie del diavolo, portata poi in processione per otto giorni pieni di danze e bevute copiose! Il diavolo, alla fine degli otto giorni, verrà poi sepolto nuovamente per cancellare simbolicamente il peccato commesso e messo via per un altro anno!
Di ritorno verso Salta, ci fermiamo nel paesino di Uquia per visitare la chiesa di San Francesco di Paula. La collezione di dipinti, qui presenti ed esposti lungo l’unica navata, raffigura gli angeli Gabriele, Urele e tanti altri, con in mano gli archibugi e la polvere da sparo! Questo perchè chi dipinse questi angeli, non sapendo come dovevssero essere raffigurati, si ispirò ai conquistadores spagnoli, raffigurandoli a loro immagine. Anche le ali, non corrispondono alle classiche ali angeliche, ma sono le ali dei fenicotteri locali a cui si ispirarono questi artisti. Solo nella Città del Vaticano, esistono altri quadri con le stesse caratteristiche, raffiguranti angeli archibugieri; trovarseli davanti vi assicuro che fa un effetto molto particolare.
Ultima attrazione da visitare, prima del rientro a Salta, vicino al pesino di Maimarà è la cosiddetta Paleta del pintore (tavolozza del pittore).
Visitata anche la paletta, si rientra a Salta, terminando la serata in una bettola locale La Tacita famosa per le empanadas, i tamales, il choclo (mais e carne) e altri piatti locali.
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